giovedì 11 febbraio 2010

sedativi inefficaci

avevo pensato di possedere la felicità,
l'avevo sentita in queste dita che adesso guardo, così vuote
e non posso perdonarle
non volevo tornare qui, vi prego credetemi
non basta il filo nero che si aggroviglia sulla carta inseguendo i pensieri,
impronta di questa biro che è l'unica cosa che mi è rimasta tra le dita
non basti tu
oppure tu
oppure tu
non sempre tu

mercoledì 3 febbraio 2010

san giorgio e il drago e i fratelli progettati insieme ai quartieri

mi serve del diserbante per i miei pensieri.
mi serve del diserbante per le erbacce nel mio cervello, poi potrei fare un prato inglese magari.
nel mio cervello c’è un parchetto di quartiere abbandonato.
chi ci ha giocato è cresciuto.
i quartieri costruiti in blocco dal niente che producono in blocco nuovi esseri umani, dove tutti potrebbero essere figli di tutti e tutti potrebbero essere genitori di tutti affacciati al balcone a chiamare la prole per cena. un grido per guinzaglio.
i quartieri colonizzati in blocco in cui nasce una generazione e poi più niente, erbacce e muschio tra le crepe.
le famiglie indigene hanno già dato con la riproduzione. adesso preferiscono la televisione e le puttane la sera. o portare a pisciare un sottoprodotto di canide.
dopo che ai muri è venuta l’osteoporosi, e i reumatismi, alle aiuole è venuto il cancro e i bambini si sono estinti e sono stati sostituiti da esseri con la voglia di scappare.
a volte tornano al parchetto a guardare i ricordi inseguiti dai cani, in visita a un cimitero di anni sepolti e di innocenze dimenticate come le macchinine nella sabbiera, in mezzo al deserto senza acqua e senza benzina.
scheletri arrugginiti di scivoli e altalene come monumenti funerari, vale ti amerò per sempre e marco+mary 4ever come epitaffi sulle lapidi a forma di animali bidimensionali a dondolo. e invece dei lumi dei ceri, le combustioni di resine psicoattive e il loro fumo che si perde nell’aria intorno nella quiete terrificante come dopo una catastrofe nucleare per commemorare le ginocchia sbucciate per cadere in disuso sull’asfalto e poi farsi disinfettare da un genitore qualsiasi, il coprifuoco annunciato dalle girandole per annaffiare l’erba in cattività nei perimetri ritagliati nel cemento, le spedizioni nelle viscere della terra, labirinti e discese per le bici più che per le auto, anche quelle di cemento (siamo spiacenti per la ripetizione ma è colpa dei piani regolatori), e tornare in superficie da tutti i giri scale per trovare le differenze, e varcare le colonne d’ercole del crocifisso, attraversare la campagna e alla fine arrivare al fiume e arrivare a cena con ferite di guerra e medaglie al valore che non confesserai mai mentre in sottofondo scorrono indifferentemente liti domestiche o quiz televisivi.
ai tempi della mia ultima visita a san giorgio, al campetto il drago non c’era e i muri, le scale, i citofoni e le discese erano ancora in attesa di una nuova colonizzazione. ho sentito dire che tra i miei coetanei che vengono da lontano sopravvive inspiegabilmente la moda dell’istinto di conservazione della specie. forse loro un giorno fabbricheranno altri bambini da giardino per il mio quartiere, bambini da arredo urbano.



illustrazione stupenda di d'aria...