lunedì 25 gennaio 2010

notturno

e poi tu hai gridato.
e quel grido veniva dalle viscere, dall’interno, dai polmoni.
veniva da lontano e dal profondo, dalle vene e dalle arterie, dalla pelle, dalle mucose, dalle terminazioni nervose, dai pensieri dolenti, dalle terminazioni dolenti
e quel suono mi è arrivato dentro dappertutto fino alla periferia e all’entroterra e mi ha portato la bruciatura chimica che avevi all’interno e i desideri infiniti.
e il lago artificiale è esploso, le papere sono esplose, sono esplosi i lacrimogeni*, siamo esplosi noi due, i vetri, la pioggia, il tempo, i lampioni
e in un’altra dimensione ti ho preso la mano e sotto la pioggia abbiamo circumnavigato di corsa la pozzanghera che qualcuno chiama lago, con i piedi che affondano nel fango, come soldati in missione nell’incertezza abbiamo raggiunto gli archi per ripararci. e con i piedi sospesi sulla superficie dell’acqua con le papere e la notte a galleggiare, abbiamo sentito le nostre voci fare l’eco insieme per tutta la notte.
invece siamo rimasti immobili lì, uno accanto all’altro, con in mezzo lo spazio siderale mentre dentro eravamo hiroshima e nagasaki e in quella pozzanghera artificiale che qualcuno chiama lago, con le papere e dopo la pioggia le stelle a galleggiare ogni cosa è annegata.

*stavolta è una citazione consapevole di una canzone delle luci ecc ecc
scusate

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